
Architettura



I celti vengono spesso considerati solamente abili costruttori di vaste e funzionali capanne. In realtà erano abili costruttori di strutture abitative ottime, le loro case erano composte piantando alti pali verticali nel terreno, e creando i muri con la sovrapposizione di tronchi trasversali, fino a giungere al tetto, che era formato a spiovente con l'utilizzo di travi e rivestito di paglia. Per indurire le mura e il tetto veniva spesso usata una sostanza simile alla moderna calce. In campo architettonico
sono noti fin dall'antichità per la capacità di edificare, attorno ai loro centri abitati, monumentali cinte murarie in grado di resistere a incendi, scalzature e colpi di ariete, e il cui aspetto non era privo di una certa bellezza. Cesare, che non sempre riuscì a prenderle d'assalto, le ha descritte nel De Bello Gallico (VII, 23), e il nome di murus I gallicus è stato loro conferito per distinguere la loro tecnica di costruzione, di cui gli scavi attestano numerose varianti. Questo muro gallico era un bastione dello spessore di 4-5 metri, formato da una scarpata di terra compatta lastricata di pietre ed armata internamente da una travatura ortogonale di tronchi d'albero, tenuti insieme da chiodi di ferro e le cui estremità apparivano a quinconce sul lato esterno. Sul retro delle mura ovviamente restava una dolce salita che consentiva ai celti di salire sulle mura senza problemi.
La tradizione di queste cinte risaliva ai bastioni a cassettoni di legno, conosciuti fin dall'età del bronzo (Moulins-sur-Céphons, lndre). A Heunburg (Wurten-berg) si trovano ancora i resti di una cinta edificata in mattoni crudi su zoccolo di pietra (VI secolo a.C), come se ne incontrano in Grecia e in Sicilia. Ma si tratta di una testimonianza eccezionale, e questa tecnica mediterranea, inadatta al clima, non ha mai soppiantato la tecnica tradizionale dei bastioni celtici.
In aggiunta alla loro abilità di costruttori va ricordato che erano anche abili nella strategia e costruivano gli insediamenti spesso su colline circondate da paludi o terreni accidentati, raggiungibili solo da alcuni ponti che, in caso di assedio, venivano distrutti e interrotti impedendo il passaggio, in più la posizione elevata consentiva di difendere meglio i pochi accessi.